Archive for November, 2006

Salvate la piccola Maria!

Monday, November 13th, 2006

La piccola Maria è un caso mondiale: una sfida di barbarie fra Bielorussia e Italia.

In Bielorussia una bambina di dieci anni, chiamata Maria, è stata picchiata, seviziata e violentata in un orfanotrofio di Stato.Rifugiata in Italia, ospite di una famiglia che l’amava e l’ama, sembrava salva.Le autorità italiane, invece di darle asilo politico, la fanno ricercare dai carabinieri i quali, con un blitz (sic!), l’arrestano e la consegnano ai suoi carnefici in Bielorussia.Questi sono i fatti nudi e crudi, ossia una sfida di barbarie fra Bielorussia e Italia.Quale tribunale potrà giudicare questo crimine contro l’umanità?La Russia, egemone nella sua regione ha difeso la Bielorussia. Per cui è fuori gioco. L’Europa, egemone nei riguardi dell’Italia, non esiste e nessuno Stato europeo, a nome o no dell’Europa, si è espresso. L’ONU si è espresso chiaramente inserendo l’Italia, uno dei due paesi barbari, nel Consiglio di Sicurezza. Sicurezza di chi?Della piccola Maria, ormai in mano ai suoi persecutori e pertanto in pericolo di vita per colpa dell’Italia? Non resta che affidarsi al buon cuore di Condoleezza Rice, in quanto rappresentante della più grande potenza del mondo, affinchè chieda a un tribunale internazionale di intimare alla Bielorussia di liberare immediatamente la bambina trasferendola in un Paese neutrale (ad es. Svizzera) e incrimini le autorità bielorusse e italiane per delitti contro i diritti umani.La piccola Maria è un caso mondiale perchè i crimini contro l’umanità sono un fatto mondiale.

Tre passaggi poetici e riscrittura della storia della nostra epoca

Monday, November 13th, 2006

Tre passaggi storici della poesia italiana rivelano il senso della nostra epoca:
“Il dolore” di Ungaretti chiude la prima metà del secolo”Le ceneri di Gramsci” aprono con molti dubbi la seconda metà che”La generazione tradita” conclude ridando un volto alla speranza. Ogni Paese troverà le analogie nella propria letteratura.
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Dalla Palestina alla Siria

Monday, November 13th, 2006

Il problema del Medio Oriente si è spostato dalla Palestina alla Siria.
I Palestinesi hanno un Paese, un Parlamento. Sono liberi di vivere in pace. se preferiscono il terrorismo di Hamas, diventano un problema di ordine pubblico. un fatto di cronaca. Nulla di più. Il mondo non ha più alcun interesse ideale per essi. Hanno stancato tutti.La Siria, al contrario, dopo aver ritirato dal Libano le sue truppe d’occupazione, ha conservato la sua influenza su questo Paese facendo da “trait-d’union” fra l’Iran e gli esbollah per la consegna delle armi a questi terroristi.Ma Teheran ha superato il segno dando ordine agli esbollah di provocare la guerra contro Israele. Il risultato è che il Libano è ridotto ad un ammasso di rovine.Bloccata la guerra per intermediazione dell’ONU, anche se confusamente, la Siria si trova ora fra le pressioni di Condoleezza Rice, che la vuole spingere fra i Paesi arabi moderati, e le pressioni di Teheran che teme di rimanere isolata. Di conseguenza la Siria deve decidere. E bisogna che decida in fretta.In ogni caso non è difficile prevedere che il mondo dovrà rinunciare almeno per una decina d’anni al petrolio iraniano.

Chi in Libano disarmerà gli Esbollah ?

Monday, November 13th, 2006

Il Libano darà una risposta alla politica del dialogo con l’Iran contro la politica della risposta forte e dura al terrorismo. L’Iran, si sa, non vuole dialogare ma, al contrario, spende quanto guadagna col petrolio per aiutare i talebani in Afghanistan, la guerra civile in Iraq, gli esbollah in Libano e tutti i gruppi terroristi sparsi sull’intero pianeta, invece di aiutare la propria popolazione. La cosa più importante è che il rischio per i soldati sia ben calcolato. Al contrario non si tratterebbe che d’una trappola. La Francia, depositaria dell’idea del dialogo, ha ridotto al minimo il numero dei suoi soldati e ha rinunciato al comando generale. Russia e China hanno trovato l’idea molto soddisfacente al fine di essere alternativi all’America, ma hanno ridotto a meno del minimo la loro partecipazione militare.Questi sono i fatti.Attendiamo la risposta dal Libano.

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