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VERSIONE ITALIANA


COMUNICAZIONE n.10
in cinque parti

Note per una storia della generazione tradita e per una riscrittura della storia del dopoguerra.

2 Giugno '46 - 18 Aprile '48

Queste due date segnano il principio e la fine della democrazia in Italia. Segnano il tempo in cui è maturato il tradimento contro la generazione che questa democrazia ha conquistato con i sacrifici e il sangue della Resistenza.
Le mie cantiche vogliono onorare questa generazione non solo per il grande fatto storico di cui è stata protagonista ma specialmente per la riflessione morale che essa ha portato avanti nel tempo e che quel fatto storico inevitabilmente implicava.
Non bisogna dimenticare che l'identità degli Italiani si è formata nell'Evo Moderno per tre fatti gloriosi e universalmente riconosciuti: Rinascimento, Risorgimento e Resistenza.
Solo chi si riconosce questa identità può trovare le proprie origini, al pari di tutti gli Europei, nelle antiche civiltà greca e romana. Non a caso l'Era Volgare comincia con la divulgazione (da qui "volgare") da parte di Augusto della "Iex romana" a tutte le genti dell'Impero. Gli altri vagheranno per l'Ade, come dice Saffo, senza nome né volto, reietti dalla Storia.
Ora vorrei che i miei centocinquantamila studenti, che finora hanno onorato il mio Sito, riflettano sui personaggi della "Generazione tradita". Sono tutti personaggi veri, fatti di carne e di sangue, tutti testimoni, come me, della nostra epoca.
Con la loro testimonianza essi impongono la riscrittura della storia del dopoguerra, che non solo non è finita ma che continuerà eterna nella memoria di tutte le generazioni a venire. Affinché nessuna generazione non possa mai più essere tradita.
Dopo di ciò possiamo porre le basi per tale riscrittura presentando quei fatti incontrovertibili che hanno determinato la caduta della democrazia.

II°

La generazione, che lottò con coraggio e sofferenze, che ebbe i suoi eroi e i suoi martiri per instaurare in Italia la Democrazia, fu chiamata "la generazione tradita" perché, immediatamente, nel corso di un paio di anni vide dissolversi il proprio sogno.
Il 18 Aprile ?48 fu salutato dai cattolici come la vittoria, un vero trionfo, della libertà contro il pericolo incombente di una dittatura comunista.
In questa espressione ci sono due falsi storici e ne diamo le prove.
Quella data sanzionò la caduta delle libertà in Italia così come storicamente avvenne con l'avvento delle Signorie contro le libertà dei Comuni.
Infatti,a centinaia, gli esuli italiani si rifugiarono a Parigi dove chiesero ed ottennero asilo politico. E' indispensabile precisare che la Francia non concede asilo politico per reati di sangue, per cui gli esuli erano soltanto ed unicamente oppositori politici. Esiste prove incontestabile, è un macigno storico che gli storici, quando si decideranno a riscrivere la storia del nostro dopoguerra (perché questa storia dovrà per forza essere riscritta) , non solo non potranno rimuovere ma dovranno giocoforza accettarlo come fondamento della loro riscrittura.
Il secondo falso storico è "il pericolo incombente di una dittatura comunista in Italia".
Questo pericolo non esisteva perché i patti di Jalta, che avevano diviso il mondo (o buona parte di esso) in due sfere di influenza (occidentale e sovietica) nettamente distinte, l'avrebbero categoricamente impedito. Stalin stesso avrebbe impedito un governo comunista in Italia. Non rispettare i patti di Jalta significava inevitabilmente la terza guerra mondiale che, dato il proliferare delle armi nucleari, si sarebbe trasformata in una catastrofe planetaria. E nessuno era così pazzo da rischiare tale catastrofe. Infatti i patti di Jalta durarono e furono rigidamente rispettati per quasi cinquant'anni garantendo,anzi, all'Europa cinquant'anni di pace. Ed anche questo è un macigno probatorio che gli eventuali storici della riscrittura del nostro dopoguerra mettere al centro delle loro ricerche. Ma se Jalta garantiva l'inesistenza di quel pericolo, perché tradire la generazione che aveva lottato per la democrazia, perché tradire la democrazia stessa?

III°

Le elezioni del 2 giugno 1946 per l'Assemblea Costituente diedero al partito cattolico il 35% circa dei voti con 207 deputati, ai socialisti il 20,7% che,con l'aggiunta dei naturali alleati Repubblicani e del partito d'Azione, raggiungeva il 27% circa con 147 deputati. I comunisti erano al 19% con 104 deputati.
Queste elezioni avevano designato i blocchi (cattolici contro laico- socialisti) e i numeri (207 contro 147) che avrebbero garantito, chiunque vincesse, l'alternanza di governo, ossia la base della democrazia. Un'eventuale elezione diretta dell'esecutivo , come proponeva Pacciardi, avrebbe reso vana la forte presenza comunista, utile, invece, in parlamento a livello legislativo.
Di fatto possiamo dire che queste elezioni sancirono la nascita della democrazia in Italia.
Come, allora, è potuto accadere che, nel corso di appena due anni, la situazione si ribaltasse, la democrazia venisse letteralmente travolta dalle elezioni del 18 Aprile ' 48 .
La caduta delle libertà in Italia non si sarebbe potuta verificare senza la disintegrazione del partito socialista.
La cosa aveva dell'incredibile, ma avvenne e in meno di due anni .
I socialisti avevano ormai mezzo secolo di storia, un padre come Turati e un martire come Matteotti. Le brigate socialiste della Resistenza si chiamavano "Brigate Matteotti". Una morale laico - socialista aveva permeato larghi strati della coscienza popolare e si era affermata in tutta Europa. Che tutto ciò abbia potuto dissolversi e in così breve tempo, ha senza dubbio del paradossale. Per cui noi preferiamo attenerci ai fatti o , meglio, a quei fatti incontrovertibile perché accaduti sotto gli occhi di tutti.
Nonostante il responso del 2 Giugno '46,che gli affidava la guida di uno dei due blocchi di alternanza democratica, Nenni si mette a predicare il fusionismo fra socialisti e comunisti e sigla persino un "patto di unità d'azione" fra i due partiti.
Che senso ha questo comportamento se ai comunisti, per Jalta, è precluso ogni accesso al potere?
Nel gennaio '47, con l'intento di arginare l'ondata fusionista di Nenni, Saragat attua una scissione nel partito. Nenni allora, per l'elezioni del '48 lancia il progetto di un "fronte popolare" fra comunisti e socialisti da contrapporre al partito dei cattolici.
Anche in questo caso non ci stanchiamo di domandarci qual è il senso del progetto visto che il "Fronte", qualora avesse vinto, non sarebbe mai andato al potere.
Potete pensare che Stalin avrebbe infranto i patti di Jalta e rischiato una guerra nucleare per il gusto di mandare un Nenni e un Togliatti al potere di un Paese ( l'Italia) che nella mappa politica mondiale contava meno di nulla?
Infatti Togliatti si dichiarò contrario ed accettò da ultimo e di mala voglia.
Tutti sanno che i cattolici e comunisti trassero vantaggio da questa "follia" nenniana che si rivelò suicida per quanto riguardava i socialisti.
Ma prima di giungere agli effetti liberticidi di quel 18 Aprile, vorremmo cercare di capire la ragione per cui un uomo, guida dichiarata di un blocco politico di alternanza democratica, abbandona questo ruolo e spinge questa forza,nel migliore dei casi,in una posizione di stallo e , nel peggiore, come è avvenuto, a un suicidio politico.
Qual è insomma, la ragione di questa follia?
La Verità è certamente racchiusa in un diario che Nenni scrisse dal '43 al 48. Di questo diario uscì qualche edizione ma chiaramente inaffidabile .Certamente qualcuno ha visto l'originale ma gli anni trascorsi sono tanti e questo qualcuno forse non esiste più. E forse non esiste più neanche quell'originale.
Per cui non ci resta che formulare un'ipotesi. E vi prego di prenderla per tale,
E' possibile che Nenni non credesse alla pace, che Jalta non fosse in grado di garantire la pace, che i patti, prima o poi, qualcuno li avrebbe infranti e la terza guerra mondiale sarebbe stata inevitabile. Nenni,allora, con questa convinzione, fece una scelta di campo e la fece fare anche al suo partito.
Tutto fu inventato per mantenere la pace, persino la corsa agli armamenti da usare come d.
Invece la Storia lo smentì. Per il semplice fatto che il mondo aveva già subito sulla propria pelle la follia di Hitler.
Tutto fu inventato per mantenere la pace, persino la corsa agli armamenti da usare come deterrente.
Ma la pace fu mantenuta.
Invece,per quell'errore di valutazione,cadde la democrazia in Italia


IV°

L'atmosfera creata dall'onda fusionista di Nenni incentivò la strategia propagandistica dei cattolici e gli sforzi organizzativi dei comunisti. Battere il pericolo comunista fu l'ossessione dei cattolici.
La Chiesa di Roma aveva messo a disposizione dei suoi adepti tutti gli strumenti di cui disponeva: dalle parrocchie ai comitati civici di Azione Cattolica ed ai predicatori più idonei a quello che considerava il livello culturale dei suoi fedeli. Un certo Padre Lombardi fu il più rappresentativo di quel tempo e veniva chiamato il "microfono di Dio". Passione, credulità e fanatismo formavano una miscela esplosiva. Il risultato fu salutato,come ho detto, la vittoria della libertà.
La cosa strana è che i dirigenti comunisti,ufficialmente perdenti,non mostravano di essere mortificati più di tanto.
Pareva che la sconfitta fosse già nel conto. L'unica loro preoccupazione fu di intervenire capillarmente presso la base per placarne la delusione ed anche una certa intemperanza addossando, da un lato, la responsabilità della sconfitta al partito socialista e ,in particolare a Nenni che solo, contro lo stesso parere di Togliatti aveva voluto quel nefasto "Fronte popolare" e affermando, dall'altro, che l'idea di una rivoluzione, che sempre avevano promesso ai loro militanti, non era affatto caduta. Anzi, alla prima concreta occasione il Partito era pronto per la grande "spallata", termine molto diffuso allora nelle sezioni e nelle cellule. Il fatto è che l'occasione venne davvero, qualche mese dopo con l'attentato a Togliatti da parte di uno squilibrato. Ma fu lo stesso Togliatti dal suo letto di ospedale e non appena poté parlare, a dare precisi ordini di bloccare senza mezzi termini ogni velleità rivoluzionaria.
E tutti, magari ringhiando, rientrarono nei ranghi.
A dire il vero, il partito comunista non fu il vero sconfitto. La sua rappresentanza parlamentare era cresciuta di molto. Forte della sua organizzazione capillare, aveva fatto man bassa dei voti di preferenza elettorali riducendo a poche decine di deputati la rappresentanza socialista.
Il vero sconfitto non fu solo Nenni ma l'intero partito socialista ormai completamente fuori gioco da ogni possibilità di alternanza democratica di governo dato che anche la pattuglia saragatiana era ridotta ai minimi termini.
Era così nata la così detta "democrazia bloccata" che di democrazia non aveva nulla dato che per quarant'anni ci furono sempre lo stesso colore di governo e lo stesso colore di opposizione. Ne seguì il famoso "consociativismo" per il quale i due partiti trovarono il modo di spartirsi i poteri reali del Paese. I cattolici si presero l'economia lasciando ai comunisti la cultura, che essi disdegnavano per natura ed educazione. Risultava così emarginata e ridotta all'impotenza la cultura laico- socialista.
Non esisteva la separazione dei poteri. L'unico potere elettivo era il parlamento che usava esecutivo e magistratura (ambedue mai elettivi) come "libito fè licito in sua legge". Cattolici e comunisti erano come i ladri di Pisa: litigavano di giorno per rubare insieme di notte. E questo rubare non è metaforico. Anni dopo, infatti e come tutti sanno, furono pescati con le mani nel sacco ed anche condannati.
"Bloccato" il governo e "bloccata" l'opposizione, l'unica preoccupazione era quella di sventare o prevenire ogni tentativo di opposizione reale. E,in questo,cattolici e comunisti si aiutavano.
Così, debitamente mascherate, iniziarono vere e proprie persecuzioni, emarginazioni di fatto a tutti i livelli, schedature segrete nelle forme più varie. Le vittime di quel vero e proprio colpo di Stato furono i socialisti di tradizione turatiana e matteottiana , i liberal-democratici di tradizione risorgimentale e quegli stessi comunisti che si sentivano traditi nella loro fede rivoluzionaria. Questa gente era letteralmente odiata sia dai cattolici che dai comunisti. I socialisti erano "socialtraditori" e la Svezia, esempio indiscusso di socialdemocrazia , era "la patria del capitalismo più spietato e di un popolo di alcolizzati".
Pacciardi che, per ovviare al disastro, predicava la repubblica presidenziale, venne tacciato di fascismo( lui, il comandante delle Brigate Mazzini in Spagna! ) ed emarginato. Persino De Gaulle fu tacciato di fascismo .
L'Europa ovviamente rideva. Aveva smesso di prenderci sul serio.
La finale, come ho già detto, fu l'ondata di esuli a Parigi.


L' " Italian affair", come era chiamata in Europa e in America questa anomalia tutta italiana, ha avuto, oltre i tre protagonisti, qualche comprimario.
La CIA, che col patriottismo americano non ha sempre avuto molto a che fare, fu ben lieta di inserirsi nel gioco dando una mano la partito cattolico. La CIA aveva bisogno di tener desto nella opinione pubblica americana il pericolo comunista e il caso italiano si prestava alla perfezione. Non a caso seguì la "caccia alle streghe" del famoso maccartismo che durò fino a che il suo fautore non fu rinchiuso in manicomio. Ma l'azione della CIA fu talmente ossessiva che finì nel ridicolo.
Il Sig. Colby, direttore per anni della CIA in Italia ed incaricato di elargire finanziamenti a qualsivoglia associazione od organizzazione purché dichiaratamente anticomunisti, dichiarò nel suo memoriale, pubblicato in Italia, di aver sospeso ogni pagamento dopo aver constatato che le associazioni, che si dichiaravano anticomuniste, sorgevano in continuità come funghi e che metà di esse erano, anche se ben simulate, addirittura di emanazione comunista. Così avveniva che cattolici e comunisti avevano trovato il modo di dividersi equamente persino i dollari della CIA.
Un altro aiuto, pur limitante alla Sicilia, il partito cattolico lo ebbe dalla Mafia.
La Mafia, che si trovava in stato di dormiveglia, fu letteralmente svegliata da Scelba al tempo Salvatore Giuliano col preciso scopo di far fuori quest'ultimo.
Infatti la Mafia riuscì a farlo uccidere nel sonno dal suo stesso cugino Pisciotta, facendo poi fuori anche quest'ultimo con un caffè avvelenato.
Scelba diffuse la notizia che Giuliano era morto in un conflitto a fuoco con i carabinieri ma fu subito smentito dal più grande giornalista dell'epoca -Tommaso Besozzi, che rivelò la verità. Tommaso Besozzi fu lentamente emarginato. Si tentò di farlo passare per pazzo prelevandolo in casa con la camicia di forza. Alla fine, disperato si tolse la vita con una bomba carta in via Casini a Roma.
In compenso la Mafia si guadagno il ruolo di braccio secolare del partito cattolico che svolse sempre con molto scrupolo non solo contro sindacalisti o braccianti affamati di terre, ma specialmente nella gestione del consenso popolare e nella raccolta di voti.
A questo punto il giudizio storico non può che essere morale e viceversa.
Tutti i protagonisti hanno fatto cinicamente l'interesse di parte. Nessuno l'interesse della democrazia. Questa non è ingenuità. Perché tutta l'Europa ha cominciato a disprezzare l'Italia e la disprezza tutt'ora. Una classe politica furba non squalifica solo se stessa, squalifica l'intero Paese e sarà condannata dalla Storia. Gli italiani hanno dimenticato i morti della Resistenza, la CIA i morti di Normandia. La generazione non è stata tradita solo in Italia.
A conclusione è d'uopo una considerazione finale.
Quando cadono le dittature, si sanano le sentenze e si liberano i prigionieri politici (anche se i reati politici vengono camuffati da reati comuni). Così è avvenuto quando è caduto il fascismo.
Cos' è avvenuto in America dopo la caduta del maccartismo. Nel gennaio '70 tutte le sentenze di quel periodo furono sanate e i prigionieri liberati e riabilitati. In Italia, invece ancora oggi, nessuna sanatoria di sentenze. Gli esuli, quanto meno i sopravvissuti, sono sempre a Parigi. E nessuna riabilitazione, neppure per i morti.
Ciò che dispiace è che gli Stati dell'Unione Europea non si occupano del "caso Italia". Chiusi nel loro disprezzo morale, considerano l'Italia solo un grande mercato di consumo da sfruttare, una immensa discarica.
Per cui , ai sopravvissuti della Resistenza non resta che piangere. Sulle tombe dei loro compagni caduti.
Infatti a vent'anni di dittatura catto-fascista (per usare i termini in voga) seguiranno quarant'anni di dittatura catto-comunista che i saprofiti continuano ancor oggi, a far sopravvivere.
Ma noi siamo sicuri che una giustizia verrà. E verrà dalla Storia. Questi uomini dell' Inferno, come Sartre li chiamava, saranno sepolti nell'Inferno della Storia. E nessuno li piangerà.
Anzi, come si diceva nel '68, una risata li sotterrerà.

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