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CONTRO storia di Ugo Ciappina rapinatore e martire Alcune università americane e sud-africane hanno scoperto, con mia grande sorpresa, un mio libro pubblicato a Milano addirittura 40 anni fà, ossia nel 1968. Non solo, ma sono riuscite, non so come, ad entrare in possesso di una copia, l’hanno ristampata e, pur essendo scritta in italiano, l’hanno messa a disposizione degli studenti nelle loro biblioteche ed anche nelle due più grandi biblioteche d’America, quella civica di New York e quella del Congresso americano di Washington. Le università che hanno scoperto il libro e l’hanno ristampato sono: - Brown University di Providence (Rode Island) - Princeton University di Princeton, N.J. (New Jersey) - University of South Africa (UNISA) di Pretoria Contemporaneamente l’Università del Michigan ha scoperto un altro libro, non mio, ma che parlava di me, pubblicato anch’esso a Milano nel lontano 1982. Il libro, dal titolo “Nel nome di Matteotti”, parlava della Resistenza e, in particolare, delle Brigate Matteotti, ed io venivo citato come uno dei vice-comandanti. Anch’esso è stato ristampato e messo nella biblioteca dell’università a disposizione degli studenti. Che in America si presti attenzione a libri italiani non in lingua inglese non mi meraviglia in quanto dal mio Sito i miei libri vengono scaricati in America e in Italia in egual misura. La mia considerazione in proposito è che l’America voglia guadagnarsi il primato nella divulgazione della cultura nel mondo, un tempo riservato all’Europa e, in particolare, alla Francia. Ma, a mio modesto avviso, l’Europa si è seduta e l’America s’è messa a galoppare superando ostacoli di tempo e di lingua. Resta da decifrare l’interesse culturale che ha portato alla scoperta di questi testi ma specialmente il modo con cui si è riusciti ad averne la disponibilità materiale. Una spiegazione possibilista può essere riservata al libro sulle Brigate Matteotti. L’Università del Michigan era evidentemente interessata alla Resistenza in Italia e, nel catalogo mondiale, ha trovato diversi testi fra cui quello sulle “Matteotti”. E’ indecifrabile, invece, il modo in cui si è giunti a scoprire il mio libro ottenendone anche la disponibilità. Oltre l’evidente apprezzamento ricevuto dopo quasi mezzo secolo per il fatto che è stato ristampato e reso disponibile nelle biblioteche. Devo a questo punto precisare che il libro narra una storia vera ma rocambolesca e che rocambolesca è anche la storia del libro. Se si dovesse fare un film, questo dovrebbe raccontare due storie contemporaneamente, la storia del libro e la storia raccontata dal libro. Vale perciò la pena ricordare a sommi capi le vicissitudini di questo testo. Il titolo del mio libro è “Contro” e, in origine, il manoscritto portava un sottotitolo: “storia di Ugo Ciappina, rapinatore e martire”. Il libro narra la storia della rapina di via Osoppo che, all’epoca, veniva annoverata fra le più grandi rapine del secolo. Il fatto avvenne agli inizii del 1958. Gli autori vennero in breve tempo individuati e arrestati. Il processo si svolse nell’autunno dello stesso anno. Io fui sorteggiato come giudice popolare. Fu così che venni a conoscenza dei fatti e, concluso il processo, decisi di raccontarli. Ma il presidente del tribunale, di nome Gustavo, avutone sentore, si oppose immediatamente. Di fronte al manoscritto pretese di leggerlo e di correggerlo. Era seriamente preoccupato. Io lo trovavo addirittura impaurito. Il fatto è che l’ideatore o, come si suoleva dire, il “cervello” della rapina (ossia Ugo Ciappina) si serviva della Mala milanese (senza ovviamente dichiararlo) per realizzare una sua personale rivolta e, ad un tempo, vendetta politica contro il regime catto-comunista che imperava in Italia dopo il 18 aprile 1948. Il Ciappina era stato nella Resistenza, era stato torturato a San Vittore dai Tedeschi, aveva perso il posto di lavoro perché, membro della commissione interna come socialista della Resistenza, era inviso ai padroni, ai cattolici ed ai comunisti. Ridotto sul lastrico era divenuto preda di un falso rivoluzionario che aveva fatto l’infiltrato prima per conto dei Tedeschi e poi per conto dei catto-comunisti del regime. Quando scoprì l’inganno aveva dovuto constatare che il regime aveva messo in salvo all’estero l’infiltrato e contemporaneamente aveva stretto le maglie contro di lui. Così il Ciappina si trovò solo nella Mala a preparare la sua rivolta e la sua vendetta. In pratica preparava un assalto al cielo. A questo punto bisogna precisare la situazione della Mala. Questa, per tradizione, aveva un suo codice che rispettava di fatto, un patto, sempre esistito, di una certa tolleranza fra Mala e forze dell’ordine. C’erano, però, dei limiti, superati i quali, lo Stato sarebbe intervenuto duramente. Il tipo di rapina e le intenzioni del suo ideatore superavano largamente questi limiti e questo avrebbe minacciato l’esistenza stessa della Mala. Il maggiorente di essa, detto il “professore”, aveva intuito le intenzioni del Ciappina e si era abbattuto fino allo spasimo perché la rapina non si facesse. Vedeva la fine di tutto. Quando capì che tutto era inutile, fece in modo di farsi arrestare e s’impiccò in carcere. Orbene, anche il Presidente Gustavo non voleva apparissero nel libro le motivazioni del Ciappina. La rapina doveva essere solo rapina e non doveva esistere alcuna motivazione politica. La stampa di regime era agli ordini del Pubblico Ministero e la deposizione del Ciappina venne completamente ignorata. Il Presidente Gustavo era veramente impaurito, ne andava della sua carriera, e voleva ad ogni costo impedire che questa verità apparisse addirittura in un libro. Mi ossessionava di continuo per leggere e correggere il mio manoscritto. Il quadro storico, da cui scaturiva il fatto, fu completamente cancellato, i nomi dovevano essere inventati e il fatto doveva essere dichiarato immaginario. Ugo Ciappina era diventato Guido Festa, la via Osoppo via dei Pardi e così avvenne per tutti i personaggi. Questo incessante tira e molla durò circa 10 anni. Allo stesso tempo la paura, chiaramente dichiarata, allontanava gli editori. Fino a che, nel 1968, accadde un fatto inaspettato. Un editore disonesto che, come altri, era in possesso del mio manoscritto, l’aveva fatto tradurre in dialetto milanese e ridurre a rappresentazione teatrale, ovviamente senza implicazioni politiche. Quando ne venni a conoscenza feci intervenire un avvocato che bloccò la cosa e che, contemporaneamente, per evitare ulteriori eventuali complicazioni, mi segnalò a un piccolo editore coraggioso che mi pubblicò. Ovviamente il Presidente Gustavo si allarmò e, dopo qualche mese, due ufficiali dei Carabinieri in borghese mi onorarono di una loro visita. Dapprima erano agitati ma, quando li rassicurai che, senza pubblicità e con scarsa organizzazione, avevo più o meno raggiunto i famosi 14 lettori del Manzoni, si tranquillizzarono e vollero, col mio telefono, tranquillizzare immediatamente lo stesso Presidente che, evidentemente, attendeva in ansia. Così finì l’avventura di questo libro. Così finì allora. Perché continua ancor oggi, dopo 40 anni, in America e in Sud Africa. Io vorrei, a questo punto, che le biblioteche aggiungessero, al libro che hanno ristampato, questo blog oltre il quadro storico del dopoguerra che ho mandato online (comunicato n.10) anni orsono e che già è stato scaricato nel mondo a decine di migliaia di copie. Anche perché in origine un quadro storico era parte integrante del manoscritto. |